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Una task force per i settori chiave

20/03/2011- Il Sole 24 Ore

“Una norma è assolutamente necessaria in breve tempo. Ma non serve troppa fantasia: basta una regola simile a quella adottata in Francia per proteggere il sistema Paese, e dunque già accettata dalla UE. Mi riferisco alla legge varata nel 2006 per contrastare l’Opa di una società americana su un gruppo francese”.
Giampiero Cantoni, Presidente della Commissione Difesa del Senato nonché già Presidente di BNL, non ha dubbi sulla necessità di una norma che blocchi le pretese dei francesi sul capitalismo italiano, ricalcando la legge che a Parigi impone l’ok governativo per l’acquisizione di quote di controllo in società francesi operanti in alcuni settori strategici.
“A mio avviso andrebbero indicati come strategici per l’Italia settori come la difesa, energia, alimentare, agricoltura e trasporti” continua il Senatore. “Anche se proteggersi con una norma non basta – aggiunge –Serve un passaggio in più per superare il nostro gap culturale. Andrebbe costituita una task force a tutela del Made in Italy presso il Ministero dell’Economia, magari con il supporto di Confindustria, con pochi ma forti attori che attuino una moral suasion e svolgano un’attenta valutazione su come difendere le aziende italiane strategiche”.
Per il Senatore la task force potrebbe essere la strada per trovare il modo di rispondere con un’azione di sistema alle invasioni galliche.
“I francesi puntano sull’Italia perché siamo deboli- spiega –Il loro invece è un sistema  sofisticato, che va ben oltre la singola norma protezionista. Le loro decisioni sono il risultato di uno sforzo coordinato tra authority, forze politiche ed economiche, banche che si muovono con l’unico obiettivo di tutelare gli interessi della Francia e per questo riescono ad agire con più facilità. Da noi invece non c’è un sistema Paese, manca il concetto di coesione economica e prevale un atteggiamento troppo personalistico”.
E poi, ovviamente, pesa l’antico problema del capitalismo senza capitali che vuole fare le acquisizioni prendendo in prestito i soldi da altri.
“Tra l’altro in questo periodo questa vecchia questione si accentua, perché le banche sono alle prese con il rafforzamento patrimoniale richiesto dagli stress test, sostengono meno gli imprenditori che non possono crescere per poi acquisire le dimensioni necessarie a comprare altre aziende – spiega – E alla fine finiscono per essere sempre le banche  a dover attuare in prima persona i salvataggi. Producendo come risultato una governance che non può durare  a lungo”.